Maratona di Roma 2018: la corsa del DRI e di ANIAD verso la cura

Maratona di Roma

Roma, aprile 2018

Fare ricerca non significa solo ricercare cellule dentro il microscopio.

Noi del DRI l’abbiamo scoperto grazie all’invito di ANIAD (Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici) a partecipare alla seconda edizione del Campionato Internazionale di Maratona per Atleti con Diabete che si è svolto all’interno della Maratona di Roma, che ha visto la sua 24° edizione durante il weekend del 7-8 aprile.

Il campionato in questione si inserisce nel progetto “Corri con il diabete” , ovvero il programma creato da ANIAD per stimolare le persone, ed in particolare chi è affetto da diabete tipo 1 o tipo 2, a seguire uno stile di vita corretto e un’attività fisica regolare, ma che ha anche come obiettivo principale quello di far partecipare alla Maratona di Roma decine di atleti con diabete affinché riescano ad essere portatori dei bisogni e delle necessità legate a una patologia in totale aumento come il diabete, dimostrando che la malattia in sé non pregiudica l’attività sportiva anche agonistica, ma che anzi, per contro, favorisce il buon controllo glicemico.

Presentazione prof. Piemonti durante il convegno

Momenti del convegno

Durante il Convegno “Camminare, correre, muoversi per una città in salute” svoltosi sabato 7 aprile all’interno del Roma Convention Center La Nuvola, c’è stata la possibilità anche di favorire un confronto diretto tra atleti con diabete, medici e anche noi ricercatorirappresentati dal prof. Lorenzo Piemonti, direttore del Diabetes Research Institute.

Domenica 8 aprile, invece, la gara: assieme a noi del DRI, sulla griglia si sono presentati i diversi atleti associati di ANIAD e hanno percorso, insieme a noi, i 21 km di corsa organizzata e presieduta dall’associazione.

Ciò che è apparso chiaro soprattutto durante la gara, è l’impressione che ANIAD non sia solo un’associazione, ma una sorta di grande famiglia in cui i medici cercano di rapportarsi con i pazienti diabetici senza alcun filtro, abbattendo così quelle distanze che spesso ci sono nel rapporto medico-paziente, pur mantenendo la propria professionalità e il proprio ruolo.

Di seguito una breve intervista a Marcello Grussu, Presidente di ANIAD onlus, che ci ha raccontato l’esperienza di ANIAD alla maratona.

Che cos’è ANIAD?

ANIAD è una Associazione di Volontariato,  che si propone la diffusione dell’attività fisica e dello sport fra le persone con diabete al fine di migliorare il livello di consapevolezza e di educazione terapeutica, di contribuire al pieno inserimento sociale, al buon compenso metabolico e al miglioramento della qualità della vita.  Per raggiungere questi obiettivi promoviamo varie iniziative come convegni e campi scuola; organizziamo  e/o più semplicemente  partecipiamo a livello nazionale ed internazionale a manifestazioni sportive fra diabetici e non, fornendo ai primi, se necessario assistenza specialistica. Cooperiamo con altre Associazioni di persone con diabete, con le Società Scientifiche, con le Istituzioni ad ogni livello e con e con le federazioni sportive.

Da dove nasce l’esigenza di creare un’associazione di atleti affetti da diabete?

Quando l’ANIAD è nata, nel 1991, anche se solo pochi anni prima, nel 1987 era stata promulgata la Legge 115, le persone con diabete non avevano per nulla vita facile nell’intraprendere o proseguire se già la facevano, una qualsiasi  attività sportiva . Vi erano scuole di pensiero diabetologiche che addirittura sconsigliavano le persone e i ragazzi a fare sport in forma agonistica. Chi si ammalava di diabete in quegli anni era solito nascondere il proprio stato se voleva ottenere il certificato di idoneità sportiva. Fu così che la sensibilità e l’intuizione di un gruppo di persone, fra i quali alcuni diabetologi particolarmente addentro ai temi del diabete e dell’attività fisica e sportiva, decisero di fondare una Associazione pensando che attraverso questa  si potesse far emergere il problema, affrontarlo e discuterlo in un’ottica di revisione degli schemi clinici fino ad allora maggiormente adoperati , ma anche fornire maggiore supporto e consapevolezza ai pazienti che da quel momento in poi potevano contare su un riferimento specifico. L’Associazione di fatto non nasce per raccogliere adesioni tra gli atleti con diabete, o non solo, ma soprattutto enfatizzare il fatto che una persona con diabete che pratica sport deve essere considerato atleta al pari di una persona normoglicemica. Condizione che una volta riconosciuta presuppone aver conseguito l’obiettivo forse più importante in assoluto, ovvero la piena integrazione nella vita sociale delle persone con diabete.

Come associazione avete partecipato alla 24°edizione della Maratona di Roma. L’esperienza è stata positiva? Avete intenzione di partecipare ad altri eventi sportivi similari?

L’esperienza è stata assolutamente positiva, anzi potrei dire che il risultato è andato ben oltre le aspettative, sia come livello di partecipazione che di coinvolgimento. Gli atleti partecipanti sono stati in totale 42, e 7 dei quali provenienti da diversi paesi Europei. Abbiamo fortemente voluto coinvolgere degli atleti con diabete Europei anche per consolidare l’opera che ANIAD svolge in campo internazionale essendo membro da anni dell’IDF (International Diabetes Federation). Così come abbiamo indirizzato i temi del consueto convegno che organizziamo il giorno precedente la gara su questioni non prettamente sportive, ma più di natura informativa sul ruolo che numerosi soggetti dell’ambito  Sanitario e Istituzionale svolgono in favore delle persone con Diabete. Di sicuro tra le nostre attività future  resta importante partecipare ad eventi sportivi simili, quando addirittura non li realizziamo in prima persona. Prima della fine del 2018 è infatti nostra intenzione replicare una esperienza simile nel contesto sportivo  di un’altra grande città Italiana.

Lo sport mette a nudo le differenze facendole sempre conoscere e percepire come ricchezza: sicuramente gli atleti di ANIAD hanno la capacità di far sentire quanto per loro sia importante esserci come atleti, come diabetici, ma prima di tutto come persone che, inconsapevolmente, arricchiscono gli altri sfidando con enorme consapevolezza se stessi e facendo di quello che potrebbe essere un limite, come il diabete, un punto di forza.