Primo trapianto di isole in Italia da donatore a cuore fermo

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Per la prima volta in Italia è stato effettuato un trapianto di isole a partire da un donatore a cuore fermo che ha avuto un Arresto Cardio Circolatorio al di fuori di una struttura ospedaliera. L’operazione è stata una vera e propria corsa contro il tempo ed è stata possibile solo grazie alla generosità dei famigliari di una giovane donna e alla collaborazione strettissima tra diverse unità operative dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e i ricercatori del Diabetes Research Institute (DRI) dello stesso ospedale. A distanza di un mese dal trapianto, fatto in un paziente con diabete di tipo 1, il tessuto pancreatico risulta funzionare in modo del tutto paragonabile a quello ottenuto in contesti di donazione standard. La capacità di effettuare con successo trapianti d’organi anche in casi, come questo, di morte cardiaca improvvisa potrebbe ridurre l’attuale gap tra bisogno e disponibilità di organi, che rimane bassa nonostante il numero di donatori sia in crescita. Il trapianto di isole è una procedura particolarmente delicata, che richiede expertise e strutture avanzate.

Le gravi insufficienze d’organo richiedono molto spesso il supporto trapiantologico e attualmente i donatori di cui è stata accertata la morte con criteri neurologici (cosiddetta morte encefalica o morte cerebrale) sono caratterizzati da una età media elevata e dalla presenza di comorbidità che limitano sensibilmente, per alcuni organi come il pancreas e le isole pancreatiche, la possibilità di poter essere trapiantati.

Il ricorso al trapianto di organi provenienti da donatori dichiarati deceduti con il criterio cardiaco e l’utilizzo di presidi e apparecchiature che permettono di ricondizionare organi che hanno subito tempi di ischemia molto lunghi aprono prospettive molto interessanti .

Ecco perché il risultato raggiunto oggi è così importante. Un risultato possibile solo grazie al lavoro sinergico di diverse equipe dell’Ospedale San Raffale: l’Unità di Terapia intensiva Cardiochirurgica diretta da Alberto Zangrillo, Il Coordinamento Prelievi d’Organo di cui è responsabile Antonio Dell’Acqua, la Chirurgia dei Trapianti diretta da Carlo Socci, la facility per l’isolamento e la processazione delle isole del DRI, di cui è responsabile la dottoressa Rita Nano, e il gruppo di Paola Maffi, dell’Unità di Medicina dei Trapianti diretta da Antonio Secchi.

“Abbiamo dimostrato – per la prima volta in Italia e tra le prime volte al mondo – che è effettivamente possibile ottenere un tessuto trapiantabile da un donatore a cuore fermo, anche in condizioni non programmate ”, spiega Lorenzo Piemonti, direttore del DRI. “È il risultato di una collaborazione straordinaria tra molti professionisti ed expertise diverse in tempi strettissimi”.

“La donazione di organi a cuore fermo rappresenta un’opportunità importante da perseguire ed è uno degli obiettivi strategici del Centro Nazionale Trapianti”, spiega Antonio Dell’Acqua, Coordinatore Locale del Prelievo. Con il numero di cittadini favorevoli alla donazione di organi che continua a crescere, i sistemi sanitari di ogni regione devono dotarsi delle risorse adeguate per rendere effettivamente possibili queste donazioni. Questo successo prova che è possibile fare di più, anche nelle situazioni più difficili.