2.3 milioni di anni-vita salvati dai trapianti in 25 anni

Il campo dei trapianti ha fatto enormi progressi da quando è stato eseguito il primo trapianto di rene con successo nel 1954. È stato possibile determinare il beneficio che i trapianti di organo hanno avuto in termini di sopravvivenza utilizzando i dati registrati nel corso di un periodo di studio di 25 anni nel database dell’United Network for Organ Sharing (UNOS) e del Social Security Administration Death Master File degli USA.
Si tratta di un’analisi retrospettiva dei dati per il trapianto d’organo nel corso di un periodo di 25 anni (dal 1 settembre 1987 al 31 dicembre 2012), che include 1.112.835 pazienti di cui 533.329 beneficiari che hanno subito un trapianto e 579.506 pazienti che sono stati inseriti nella lista d’attesa, ma non hanno subito un trapianto negli Stati Uniti. Si è cosi dimostrato che 2.270.859 anni di vita sono stati salvati durante i 25 anni di analisi con una media di 4,3 anni di vita salvati per organo trapiantato. Valutando i singoli organi: il trapianto di rene ha salvato 1.372.969 anni di vita; il trapianto di fegato 465.296 anni di vita; il trapianto di cuore 269.715 anni di vita; il trapianto di polmone 64.575 anni di vita; il trapianto di pancreas-rene 79.198 anni di vita; il trapianto di pancreas 14.903 anni di vita; e il trapianto intestino 4.402 anni di vita.
Anche se non focalizzato esclusivamente sul trapianto nel diabete, questo articolo stigmatizza quanto sia rilevante l’impatto in termini di anni-vita salvati da parte dell’approccio trapiantologico. Specificatamente in relazione al paziente con diabete lo studio ha trovato un significativo vantaggio di sopravvivenza per tutti i tipi di trapianti di pancreas, con il maggiore vantaggio per il trapianto simultaneo di pancreas e rene (4,7 anni di vita per ogni destinatario). Un trapianto di pancreas solitario, una scelta spesso controversa, conferisce una sopravvivenza mediana di 13,6 anni (rispetto a 8 anni in pazienti in lista d’attesa). Questa evidenza sottolinea come la strategia di ricostruzione della funzione beta cellulare non è semplicemente una terapia insulinica sostitutiva raffinata, ma è una procedura salvavita in un gruppo particolare di pazienti.