Intestino, batteri e diabete di tipo 1: nuove evidenze di una relazione pericolosa

intestino e diabete

Milano, 10 Giugno 2019 – Sappiamo da tempo che i pazienti con diabete di tipo 1 (T1D) manifestano infiammazione a livello dell’intestino e alterazione della barriera intestinale prima dell’insorgenza della malattia. Una ricerca pubblicata oggi su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) descrive per la prima volta il meccanismo di causa-effetto tra i due fenomeni in topi suscettibili al diabete, ovvero topi in cui il sistema immunitario è già in grado riconoscere le cellule beta del pancreas ma non si è ancora attivato per distruggerle e la malattia non si è dunque manifestata. In questo modello, che riproduce le condizioni dei pazienti a rischio di sviluppare T1D, il gruppo di ricercatori guidato da Marika Falcone del Diabetes Research Institute dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, ha dimostrato come l’infiammazione intestinale e la conseguente perdita dell’integrità di barriera siano sufficienti per attivare il sistema immunitario e scatenare la malattia. A mediare tale attivazione è il microbiota, cioè l’insieme dei batteri che popolano l’intestino, che a causa della perdita dell’integrità di barriera entra in contatto diretto con il sistema immunitario. Se confermato nell’uomo, il meccanismo suggerisce come strategia di prevenzione della malattia quella di combattere l’infiammazione intestinale e ristabilire il corretto equilibrio del microbiota intestinale.

Diverse ricerche, condotte negli ultimi 15 anni sia sull’uomo sia su modelli animali della patologia, mostrano come l’infiammazione intestinale preceda l’insorgere del diabete e come i linfociti T che attaccano le cellule beta arrivino all’organo dopo essere passati dall’intestino, di cui portano un marker specifico. Prima d’ora però nessuno era stato in grado di dimostrare un meccanismo di causa-effetto tra l’infiammazione intestinale e l’attivazione del sistema immunitario. Il lavoro pubblicato oggi su PNAS dà uno dei primi contributi in questa direzione.

«Nel modello che abbiamo studiato, la miccia per l’innesco della risposta autoimmune sembra proprio essere il microbiota – l’insieme dei batteri che vivono nell’intestino e che entrano in contatto diretto con il sistema immunitario quando la barriera intestinale è compromessa», spiega Marika Falcone. «Nei topi in cui abbiamo eliminato i batteri infatti, l’infiammazione non è più stata sufficiente a scatenare la malattia». Questo non significa che il problema sia la presenza del microbiota, è anzi vero il contrario: avere una flora batterica intestinale sana è l’unico modo per evitare l’insorgere di stati infiammatori e garantire l’integrità della barriera intestinale. «Più studiamo il ruolo giocato dai batteri nel funzionamento del nostro organismo più ci rendiamo conto che sono ospiti di cui avere grande cura, non solo perché sono essenziali al nostro benessere, ma perché se trascurati possono al contrario avere effetti negativi su diverse patologie in cui entra in gioco il sistema immunitario» conclude  Marika Falcone.

Sei il meccanismo di causa-effetto osservato dai ricercatori dovesse essere valido anche negli esseri umani, preservare una barriera intestinale sana – attraverso una modulazione della dieta e delle popolazioni batteriche dell’intestino – potrebbe costituire una strategia di prevenzione dal diabete di tipo 1 nei soggetti a rischio

Loss of gut barrier integrity triggers activation of islet-reactive T cells and autoimmune diabetes. SoriniI CosorichM Lo ConteL De GiorgiFacciottiR LucianòM RocchiR FerrareseSanvitoF CanducciM Falcone 

Il Diabetes Research Institute dell’Ospedale San Raffaele di Milano coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che danno  fiducia alla nostra ricerca sostenendola con iniziative di supporto e donazioni.