Nuovo studio del DRI di Milano: l’iperglicemia non permane nel tempo dopo la risoluzione del COVID-19

Rotavirus_H Milano, 02 novembre 2021. Un nuovo studio del Diabetes Research Institute di Milano pubblicato su JCEM, organo ufficiale della Endocrine Society, mostra  che l’alterazione della glicemia associata a COVID-19 non sia un problema duraturo, suggerendo che le affermazioni allarmistiche sul rischio di diabete dopo la polmonite da COVID-19 debbano essere accolte  con cautela.

Nella relazione tra COVID-19 e diabete ci sono alcune evidenze consolidate ma anche alcune questioni ancora aperte. E’ consolidato il dato che soggetti con diabete di tipo 1 o di tipo 2 hanno maggiore probabilità di sviluppare forme più severe di COVID-19 in caso di l’infezione da SARS-CoV-2, in particolare nel caso in cui il diabete non sia ben compensato. Molto discussa è invece la questione se l’infezione da SARS-CoV-2 possa essere di per se in grado di causare il diabete. Alcuni studi hanno ipotizzato che il tessuto pancreatico sia suscettibile all’infezione da SARS-CoV-2 e che quindi l’infezione possa produrre un danno permanente al controllo del glucosio, cioè di fatto possa causare un diabete che permane o si sviluppa anche dopo la risoluzione della infezione. Su questa ipotesi è si è diffusa la preoccupazione di una possibile futura epidemia di diabete successiva a quella di COVID-19. Lo studio condotto dal Diabetes Research Insitute di Milano non sembra supportare questa ipotesi. In una coorte di 660 adulti con sospetta polmonite da COVID-19 (ricoverati durante la prima ondata dell’epidemia: febbraio-maggio 2020), si sono integrati i dati del glucosio al momento del ricovero ospedaliero con la glicemia a digiuno nell’anno precedente al COVID-19 e durante il follow-up post-dimissione. Lo studio mostra che dopo 6 mesi dalla risoluzione della infezione, la prevalenza dell’alterazioni della glicemia è tornata ai valori pre-ricovero. “L’alterazione della glicemia associata a COVID-19 è una complicanza dell’infezione da SARS-CoV-2, ma questa entità clinica deve ancora essere adeguatamente compresa -spiega Lorenzo Piemonti, direttore del DRI di Milano e uno dei coautori dello studio- E’ chiaro dal nostro studio che i pazienti con alterazione della glicemia durante il ricovero per COVID hanno livelli aumentati di marker infiammatori e di lesione d’organo, e mostrano un decorso clinico più severo. Ciò supporta la necessità di valutare la presenza di una iperglicemia in tutti i pazienti con polmonite COVID-19 al momento del ricovero e trattarla tempestivamente. D’altra parte, i nostri dati non supportano la persistenza a lungo termine della perdita del controllo della glicemia dopo la risoluzione dell’infezione da SARS-CoV-2. Nei prossimi anni saranno necessari ampi studi epidemiologici per chiarire se il COVID-19 induca veramente un diabete permanente. In questo momento tuttavia qualsiasi affermazione allarmistica su un aumento del rischio di diabete dopo l’infezione da SARS-CoV-2 deve essere accolta con cautela”.

Il Diabetes Research Institute dell’Ospedale San Raffaele di Milano coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che danno fiducia alla nostra ricerca sostenendola con iniziative di supporto e donazioni. Se vuoi sostenerci puoi farlo direttamente cliccando qui.

Laurenzi A, Caretto A, Molinari C, Mercalli A, Melzi R, Nano R, Tresoldi C, Rovere Querini P, Ciceri F, Lampasona V, Bosi E, Scavini M, Piemonti L. No evidence of long-term disruption of glycometabolic control after SARS-CoV-2 infection. J Clin Endocrinol Metab. 2021 Oct 29:dgab792. doi: 10.1210/clinem/dgab792. Epub ahead of print. PMID: 34718627.