Negli ultimi decenni, le diete a basso contenuto di carboidrati e le diete chetogeniche sono diventate largamente diffuse e popolari per perdere peso, aprendo una forte discussione sui loro benefici non solo all’interno della comunità scientifica, ma anche tra il pubblico in generale, con libri di successo dedicati o intense discussioni sul social network portando il tema in cima alla lista delle tendenze dietetiche negli ultimi anni. Questi approcci dietetici sono efficaci per perdere peso, ma ci sono prove crescenti che suggeriscono che è necessaria cautela, specialmente quando queste diete sono seguite per lunghi periodi, o da individui di età molto giovane o con determinate malattie. Per questo motivo alcuni ricercatori del Diabetes Research Insitute di Milano hanno deciso di riesaminare la letteratura disponibile a favore o contro l’utilizzo di quest’approccio dietetico nei soggetti con diabete di tipo 1 e 2. Il risultato dello studio è stato pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista NUTRIENTS in modalità open access, in modo che l’articolo sia disponibile a chiunque senza limiti di accesso o necessità di pagamento per la sua consultazione.
Le diete a basso contenuto di carboidrati e chetogeniche sono popolari tra medici e pazienti, ma l’appropriatezza di ridurre l’assunzione di carboidrati nei pazienti obesi e nei pazienti con diabete è ancora dibattuta. Gli studi in letteratura sono davvero controversi, forse perché queste diete sono generalmente mal definite; questo, insieme alla complessità intrinseca degli interventi dietetici, rende difficile confrontare i risultati di diversi studi. Nonostante l’evidenza che la riduzione dell’assunzione di carboidrati riduca il peso corporeo e, nei pazienti con diabete di tipo 2, migliora il controllo glicemico, sono disponibili pochi dati su sostenibilità, sicurezza ed efficacia a lungo termine. In questa revisione abbiamo esplorato il possibile ruolo di diete “low-carb” e chetogeniche nella patogenesi e gestione del diabete di tipo 2 e obesità. Inoltre, abbiamo anche esaminato le prove di restrizione dei carboidrati nella patogenesi del diabete di tipo 1, attraverso la modifica del microbiota intestinale, e nel trattamento del diabete di tipo 1, affrontando le legittime preoccupazioni sull’uso di tali diete in pazienti che sono soggetti a chetosi e spesso non hanno completato la loro crescita.