Il diabete di tipo 1 specialmente nel bambino compare quasi sempre all’improvviso. I sintomi più comuni sono la sete intensa, l’aumento del numero delle minzioni (poliuria, i bambini fanno molta più pipì del solito), la grande debolezza, l’aumento dell’appetito e la contemporanea perdita di peso, l’alito che sa di frutta marcia (acetone), il mal di pancia che può far pensare all’appendicite acuta, il respiro difficoltoso che può simulare l’asma bronchiale, la sonnolenza, la spossatezza estrema, fino al coma per chetoacidosi (DKA). Tutti questi sintomi sono dovuti all’aumento della glicemia e alla riduzione del pH venoso. Non tutti i casi di diabete hanno la chetoacidosi all’esordio. Se i sintomi di diabete vengono riconosciuti e la terapia iniziata subito, la chetoacidosi non si presenta. Il ritardo e/o la omissione della diagnosi sono le principali cause della comparsa di chetoacidosi e delle sue conseguenze gravi, tra cui danni neurologici permanenti fino alla morte. La prevalenza della chetoacidosi in Italia è di oltre il 40% di tutte le nuove diagnosi in età pediatrica, una delle più alte nel mondo. Numerose iniziative sono state promosse da varie associazioni e società scientifiche volte alla prevenzione e alla gestione accurata della chetoacidosi, ma c’è ancora molto da fare.
La prima campagna denominata Parma Campaign fu lanciata nel 1991 con l’obiettivo di ridurre la percentuale che allora era del 78% dei bambini che all’esordio del diabete era in stato di chetoacidosi. Come mezzo di comunicazione si scelse un poster che proponeva l’immagine di un bambino dormiente e potenzialmente bagnante il letto, tenuto sotto osservazione dai genitori, commentato con cinque messaggi pratici: “Il tuo bambino beve e urina più del solito? Ha ricominciato a bagnare il letto? Assicurati che non abbia lo zucchero alto nel sangue! Consulta oggi stesso il tuo pediatra. Anche i bambini possono avere il diabete”. Il poster venne capillarmente distribuito nelle scuole e negli ambulatori dei Pediatri della provincia di Parma e venne visto da migliaia di persone. I Pediatri vennero inoltre equipaggiati di strisce per il dosaggio del glucosio nelle urine e sul sangue. Un numero verde venne infine attivato per consultazioni e informazioni. Nei primi due anni, la frequenza di chetoacidosi grave nella provincia di Parma precipitò al 12,5% e nei successivi sei anni si azzerò. Il periodo di latenza per la diagnosi scese mediamente da 15 a 5 giorni. Tre quarti dei genitori riferirono di essere stati allertati dal poster visto nell’ ambulatorio del Pediatra e i Pediatri di essere stati stimolati di conseguenza a praticare glicemia e glicosuria direttamente in loco grazie alla disponibilità delle strisce reattive. La situazione si mantenne tale nei cinque anni successivi, dimostrando che la sensibilizzazione sul “letto bagnato” era stata efficace e gli effetti benefici si sono prolungati sul lungo periodo fino ai giorni nostri.
Sulla tradizione dell’esperienza della Parma Campaign più recentemente associazioni e società scientifiche hanno lanciate campagne di sensibilizzazione come a titolo di esempio “DKA-Zero” o la Campagna Nazionale di sensibilizzazione sul Diabete Infantile e sulla Chetoacidosi organizzata dalla SIEDP . La possibilità di riuscire a minimizzare i rischi legati alla chetoacidosi possono passare da azioni anche semplici ma importanti per la sua prevenzione come campagne di comunicazione sul diabete attraverso social media (TV, Facebook, giornali, ecc), campagna di sensibilizzazione sugli operatori sanitari attraverso progetti formativi e disponibilità di strisce per il dosaggio del glucosio nelle urine e sul sangue negli ambulatori e l’esecuzione dello stick glicemico su tutti i minori che accedono al Pronto Soccorso per cause non traumatiche. Accanto alla prevenzione è necessario promuovere la gestione efficace della chetoacidosi mediante la diffusione delle linee guida sulla sua gestione alle Unità di Pronto Soccorso, Pediatria e Anestesia e Rianimazione. A questo riguardo segnaliamo alcuni importanti documenti quali: le “Raccomandazioni per la gestione della chetoacidosi diabetica in età pediatrica” redatto dal Grupppo di Studio Diabete della SIEDP e pubblicato online da Acta Biomendica; LA CHETOACIDOSI DIABETICA DOCUMENTO DI CONSENSO redatto dal Gruppo Interassociativo AMD1, SID2, SIEDP.
Non si può ancora prevenire il diabete di tipo 1, ma certamente si può prevenire la chetoacidosi diabetica all’esordio.