Milano 30/01/2021. Un team di ricerca internazionale – guidato dall’ Università di Birmingham e che coinvolge il Diabetes Research Institute di Milano – ha scoperto che le isole pancreatiche di Langerhans sono una società molto complessa dove cellule beta a diverso grado di maturità collaborano per guidare il rilascio d’insulina. I dati pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature Communications.
Il diabete occorre quando le cellule beta che nel pancreas si trovano in micro organi denominati Isole di Langerhans non sono in grado di rilasciare abbastanza insulina, un processo strettamente controllato che richiede centinaia di tali cellule raggruppate insieme per coordinare la loro risposta ai segnali del cibo, come zucchero, grasso e ormoni intestinali.
Le cellule beta sono eterogenee ed hanno caratteristiche e capacità di rilasciare insulina differente. Normalmente, le cellule beta mature e immature coesistono all’interno delle isole pancreatiche adulte e possono essere raggruppate in sottopopolazioni. Lo studio pubblicato rivela che sottili differenze nei livelli di alcune proteine e, più in generale, differenze nella maturità delle cellule beta, contribuiscono al modo in cui le isole pancreatiche funzionano. Le cellule beta immature sono generalmente considerate scarsamente funzionali in termini di capacità di rilascio di insulina. In realtà sono fondamentali per la funzione delle cellule beta mature più efficiente nel rilascio di insulina, con cui dialogano coordinandone la funzione. “ La ricerca mostra che le differenze nella maturità delle cellule beta sono necessarie per un corretto rilascio d’insulina – spiega Lorenzo Piemonti, direttore del DRI di Milano e uno degli autori del lavoro- e contrariamente a quanto ci ci aspetti, l’aumento della proporzione di cellule mature che hanno maggior capacità di rilasciare l’insulina è in realtà associato al fallimento della funzione complessiva delle isole. Come ogni sistema complesso è sempre più chiaro che, un po’ come la società, le isole abbiano bisogno di cellule eterogenee con competenze differenti che dialoghino per essere adeguatamente funzionali”.
La scoperta apre una linea di ricerca promettente che potrebbe essere sfruttata per rendere le isole più resistenti e funzionali in caso di diabete di tipo 2 o quando si generano nuove isole da cellule staminali ai fini del trapianto per la terapia del diabete di tipo 1.
Il lavoro che si è svolto in sei anni è stato compiuto all’interno di una collaborazione internazionale che ha coinvolto università e istituzioni di ricerca di molti paesi: le università di Birmingham, di Nottingham, la Birmingham Health Partners e l’Imperial College London nel Regno Unito; l’Helmholtz Zentrum München, il German Center for Diabetes Research (DZD) e la Technical University of Munich in Germania; la Nanyang Technological University in Singapore; il Weill Cornell Medical College in USA; l’Università dell’Alberta in Canada e il San Raffaele Diabetes Research Institute e l’Università Vita-Salute San Raffaele in Italia.
Il Diabetes Research Institute dell’Ospedale San Raffaele di Milano crede fortemente nella collaborazione internazionale nel campo della scienza come strumento per un avanzamento più veloce della conoscenza e per la sua ricaduta applicativa sui pazienti e coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che danno fiducia alla nostra ricerca sostenendola con iniziative di supporto e donazioni.