Milano 23/03/2021. Pubblicato su Scientific Report il lavoro frutto della collaborazione tra il San Raffaele Diabetes Research Institute e l’Unità di Coordinamento Trapianti dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano che ha studiato l’impatto dell’infiammazione nei donatori d’organo sulla sopravvivenza dei trapianti di rene, fegato e cuore.
E’ possibile prevedere la funzione di un organo trapiantato valutando lo stato di attivazione dell’infiammazione nel donatore? Questa è la domanda al centro dello studio sostenuto dall’Istituto Superiore di Sanità-Centro Nazionale Trapianti (Bando A-macroprogetti / Ricerca Trapianti 2008; Prot.17 CNT-R / 2008) e pubblicato oggi sulla rivista Scientific Report. Per rispondere alla domanda è stata condotta uno studio sistematico sui donatori d’organo disponibili nel periodo tra il 1 gennaio 2010 e il 30 giugno 2012 nell’area del Nord Italia Transplant program (NITp). NITp è un’agenzia interregionale per i trapianti che comprende sei regioni italiane: Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Provincia Autonoma di Trento. Quest’area comprende 129 unità di terapia intensiva e 43 unità di trapianto (15 per trapianto di rene, 5 per rene e pancreas, 9 per fegato, 6 per cuore, 2 per cuore e polmone, 5 per polmone e 1 per intestino) servendo una popolazione di 19 milioni di abitanti. Durante questo periodo sono stati presi in considerazione un totale di 1100 donatori e i relativi destinatari degli organi donati sono stati inclusi prospetticamente, ottenendo una coorte composta da 2700 riceventi. I risultati mostrano che due particolari proteine associate all’attivazione della infiammazione denominate CXCL-10 che IL-6 sono presenti ad una maggiore concentrazione nei donatori d’organo e valori elevati sono risultati associati ad un risultato meno favorevole in termini di funzione del trapianto. “E’ come se l’organo trapiantato mantenesse una memoria immunologica dello stato di infiammazione del donatore – spiega Lorenzo Piemonti direttore del DRI e primo autore del lavoro- una memoria che condiziona come l’organo riprende a funzionare dopo il trapianto e quanto a lungo mantiene la funzione. Aver individuato dei mediatori di questa memoria è fondamentale e apre la possibilità di valutare in futuri studi se la loro modulazione possa determinare una miglior funzione e una migliore sopravvivenza del trapianto”.
La cura del donatore e del ricevente di un trapianto è possibile solo con l’aiuto e l’impegno di un gran numero di medici, coordinatori dei trapianti, infermieri e altro personale. E’ più che doveroso in occasione della pubblicazione di questi dati ringraziare il personale dell’Unità di Coordinamento Trapianti (Fondazione Ca ‘Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italia) che ha supportato il coordinamento dello studio, la raccolta dati e campioni e l’analisi dei dati, le unità di reperimento organi, i centri trapianti e i centri di riferimento regionali (CRT di Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli ‐ Venezia Giulia, Marche e Provincia Autonoma di Trento) per la fornitura dei loro dati nonché il direttore e lo staff del Centro Nazionale Trapianti (CNT) per aver reso disponibili i dati di follow-up.
Ma il ringraziamento più grande va a tutti i donatori d’organo e le loro famiglie che con il loro gesto salvano ogni giorno vite umane.
Il Diabetes Research Institute dell’Ospedale San Raffaele di Milano coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che danno fiducia alla nostra ricerca sostenendola con iniziative di supporto e donazioni.