Milano 31/01/2021. Pubblicato sul The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, l’organo ufficiale della Endocrine Society il lavoro del Diabetes Research Institute di Milano che ha studiato la persistenza nel tempo degli anticorpi protettivi nei soggetti con diabete dopo infezione da SARS-CoV-2.
E’ risaputo che nel soggetto adulto la presenza di diabete sia associata a una più alta probabilità di sviluppare forme cliniche severe di COVID-19. Il motivo di quest’associazione è tuttora non conosciuto. Una delle ipotesi sul campo è che la risposta anticorpale al virus possa essere contrastata dalla presenza del diabete o dagli elevati livelli di glucosio circolante poiché sia il diabete sia l’iperglicemia sono associati ad alcune modificazioni della funzione del sistema immunitario. Studiare la capacità di montare una risposta anticorpale appropriata è quindi rilevante per la comprensione dei meccanismi correlati al peggior risultato clinico del COVID-19 osservato in pazienti con diabete e per lo sviluppo delle campagne vaccinali per prevenire l’infezione da SARS-CoV-2 negli stessi.
Il San Raffaele Diabetes Research Institute aveva pubblicato in precedenza sulla rivista Diabetologia (l’organo ufficiale dell’European Association for the Study of Diabetes) come la risposta umorale contro SARS-CoV-2 nei pazienti con diabete fosse sovrapponibile a quella dei pazienti non diabetici, con differenze marginali, e non fosse influenzata dai livelli di glucosio.
In questo nuovo lavoro è stato possibile valutare la permanenza della capacità protettiva degli anticorpi nel tempo. I risultati mostrano che l’attività neutralizzante degli anticorpi contro SARS-CoV-2 nei pazienti con diabete è sovrapponibile, per quanto riguarda la cinetica e l’estensione, a quella dei pazienti senza diabete. La positività per gli anticorpi neutralizzanti al momento del ricovero in ospedale conferisce una protezione intorno al 70% sulla mortalità. La longevità della risposta degli anticorpi neutralizzanti non è stata influenzata dal diabete e si estende per almeno 6-9 mesi dai sintomi dell’infezione.
“Più studiamo la risposta anticorpale in presenza di diabete – dichiara Lorenzo Piemonti, direttore del DRI di Milano- più appare evidente che la capacità di montare una risposta contro SARS-Cov-2 non sia ostacolata dai livelli elevati di glucosio. Oggi abbiamo a disposizione un periodo sufficientemente lungo di osservazione dei soggetti con diabete che hanno contratto la malattia tra febbraio e maggio del 2020 e possiamo vedere che gli anticorpi protettivi non scompaiono dopo 6-9 mesi. Questa è un’ottima notizia per chi con diabete ha avuto il COVID-19 poichè presumibilmente continua a essere protetto da una possibile seconda infezione. Non solo ma i dati fanno sperare che anche dopo vaccinazione il periodo di protezione sarà almeno altrettanto lungo. Per confermare questa ipotesi abbiamo iniziato a studiare i soggetti con diabete sia di itpo1 che di tipo 2 dopo vaccinazione e inviteremo i nostri pazienti a essere seguiti con prelievi nel tempo per verificare la permanenza degli anticorpi protettivi”.
Il Diabetes Research Institute dell’Ospedale San Raffaele di Milano coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che danno fiducia alla nostra ricerca sostenendola con iniziative di supporto e donazioni e ricorda che le conoscenze sulla malattia COVID-19 sono in continua evoluzione e le informazioni disponibili possono essere soggette a variazioni rilevanti nel tempo. Il Diabetes Research Institute sulla base dei dati disponibili consiglia fortemente ai soggetti adulti diabetici di aderire alla campagna vaccinale in atto, in particolar modo se con età maggiore di 60 anni.