Milano 11/01/2021. Pubblicato sul The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, l’organo ufficiale della Endocrine Society il lavoro del Diabetes Research Institute di Milano che ha modellato, utilizzando le cellule staminali, una forma rara di diabete, permettendo la comprensione dei meccanismi del danno delle cellule producenti l’insulina e aprendo alla possibilità di una sua eventuale terapia cellulare.
Lo studio di forme estremamente rare di diabete può aiutare la comprensione dei meccanismi che portano alla morte delle cellule che producono l’insulina. Inoltre spesso le malattie rare costituiscono un modello clinico importante per testare l’applicazione di terapie cellulari avanzate. Proprio la rarità delle forme rende però difficile la possibilità di studiare le stesse, essendo limitata la possibilità di accedere al materiale biologico per gli studi adeguati.
Partendo da questi presupposti, è stato condotto uno studio presso il Diabetes Research Institute di Milano in cui si è ricostruito in laboratorio il pancreas endocrino di una forma rara di diabete, classificata come MODY8, caratterizzato dalla mutazione di un gene denominato CEL. Questo è stato possibile grazie alla tecnologia delle cellule staminali pluripotenti indotte che permettono di modellare la malattia in laboratorio. “Siamo partiti da una piccola biopsia della cute da cui abbiamo ottenuto alcune cellule che, riprogrammate, ci hanno permesso di avere cellule staminali pluripotenti – spiega Silvia Pellegrini primo autore del lavoro – cioè cellule che possono essere differenziate potenzialmente in tutti i tessuti di un individuo”. Partendo dalle cellule staminali, grazie all’esperienza sviluppata negli ultimi anni presso il DRI, si è ricreato in laboratorio il pancreas endocrino, comprese le cellule producenti l’insulina, modellando di fatto la malattia in vitro. “ E’ una delle innumerevoli applicazioni che la tecnologia delle cellule staminali offre – spiega Valeria Sordi responsabile del progetto di differenziazione beta cellulare e autore senior del lavoro – cioè quella di riuscire a studiare il pancreas endocrino di un soggetto senza doverlo prelevare permettendoci di condurre studi per comprendere le conseguenze funzionali a livello del pancreas di un gene malfunzionante che è associato alla malattia diabetica”. Il risultato dello studio ha mostrato che il danno legato alla mutazione del gene CEL non è in grado in realtà di modificare direttamente la funzione e la vitalità del pancreas endocrino. Piuttosto la mutazione sembra indurre un danno nella componente esocrina del pancreas, quella che produce gli enzimi per la digestione (il gene CEL codifica proprio per uno di questi) determinando un accumulo di grasso nel tessuto che indirettamente altera la funzione delle cellule beta. “Stiamo imparando moltissimo grazie alle cellule staminali pluripotenti indotte: in questo caso ci hanno permesso di comprendere uno dei meccanismi di danno alla base del diabete – conclude Lorenzo Piemonti direttore del DRI – ma i risultati ci hanno anche indicato che soggetti con questa forma rara di diabete potrebbero essere i candidati più adeguati per i primi studi clinici di terapia sostitutiva con cellule staminali pluripotenti indotte, un progetto che continua ad essere una priorità della ricerca del nostro Istituto per gli anni futuri”
Il Diabetes Research Institute dell’Ospedale San Raffaele di Milano coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che danno fiducia alla nostra ricerca sostenendola con iniziative di supporto e donazioni. Nello specifico dello studio in oggetto si ringrazia “SOStegno 70 Insieme ai ragazzi diabetici Associazione Onlus” e la campagna di raccolta fondi “Un brutto t1po” che ha finanziato la ricerca svolta.