E’ dalla collaborazione tra il King’s College di Londra e il San Raffaele Diabetes Research Institute (DRI) di Milano che nasce questa ulteriore scoperta dei meccanismi che causano il diabete di tipo 1. E’ infatti stata svelata l’identità della quinta proteina contro cui il sistema immunitario reagisce nei pazienti con diabete di tipo 1, come pubblicato sulla rivista “Diabetes”, il prestigiosissimo giornale dell’ American Diabetes Association. “La presenza di autoanticorpi contro più autoantigeni delle isole pancreatiche conferisce un alto rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 1” riferisce il Dr Vito Lampasona del San Raffaele di Milano, coautore della scoperta ”quattro autoantigeni principali erano già conosciuti (insulina, glutammato decarbossilasi GAD65, proteina tirosin fosfatasi-simile IA-2, e il trasportatore dello zinco ZnT8) ma l’identità molecolare di un quinto, una glicoproteina di membrana chiamata Glima38, era sconosciuta”. Grazie al lavoro del gruppo diretto dal Dr Michael Christie del King College di Londra i sospetti si sono concentrati su una proteina denominata tetraspanina-7, una glicoproteina con espressione nelle cellule neuroendocrine. “ Una volta individuato il sospetto il nostro contributo è stato quello di confermare che fosse realmente riconosciuto dal sistema immunitario nei pazienti con il diabete di tipo 1” commenta il Dr Lorenzo Piemonti, vice direttore del DRI e coautore della scoperta” e questo è stato possibile evidenziando la presenza di autoanticorpi circolanti contro tetraspanina 7″.
Le conseguenze nell’immediato di questa scoperta è la possibilità di mettere a punto nuovi test più affidabili per predirre lo sviluppo del diabete di tipo 1 e sviluppare approcci di immunoterapia per la prevenzione della distruzione delle cellule beta.
Giusto per curiosità. La presenza di auto anticorpi nel diabete di tipo 1 fu descritta per la prima volta nel 1974 dal Dr Franco Bottazzo, un ricercatore italiano che lavorava al Middlesex Hospital Medical School di Londra. A distanza di più di 40 anni il connubio Londra-Milano è stato di nuovo in grado di fornire novità nel campo. Evidentemente in questo area di ricerca l’accoppiata Inghilterra-Italia funziona!