Trapianto di isole senza immunosoppressione: passo verso la cura del diabete di tipo 1.

Milano, 8 gennaio 2025Sana Biotechnology ha annunciato risultati promettenti da uno studio clinico di fase iniziale che ha coinvolto il trapianto di isole pancreatiche ingegnerizzate con la tecnologia Hypoimmune (HIP) in un paziente con diabete di tipo 1, senza l’uso di immunosoppressori. Lo studio, condotto in collaborazione con l’Ospedale Universitario di Uppsala, ha mostrato che le isole pancreatiche modificate con questa tecnologia sono riuscite ad evitare il rigetto immunitario e a produrre insulina, come indicato dai livelli di C-peptide, biomarcatore della produzione di insulina da parte delle cellule beta.

Il protocollo UP421, che ha utilizzato la piattaforma HIP, ha ingegnerizzato le isole pancreatiche per renderle “invisibili” al sistema immunitario del ricevente, evitando così il rigetto tipico dei trapianti allogenici. Le modifiche genetiche introdotte hanno consentito alle cellule di eludere sia la risposta immunitaria innata che quella adattativa, affrontando una delle sfide principali nella medicina dei trapianti.

Attualmente, il trapianto di cellule o tessuti da un donatore a un ricevente richiede immunosoppressione per prevenire il rigetto. L’obiettivo della piattaforma HIP di Sana è eliminare questa necessità “nascondendo” le cellule al sistema immunitario, mentre allo stesso tempo permette la produzione in scala industriale di cellule allogeneiche riproducibili. La sfida principale è stata quella di disattivare simultaneamente il sistema immunitario innato e adattivo. La piattaforma HIP agisce attraverso la disattivazione delle molecole MHC di classe I e II, che nascondono le cellule al sistema immunitario adattivo, e l’overespressione di CD47, che inibisce l’attivazione delle cellule immunitarie innate come macrofagi e cellule natural killer (NK).

I dati preclinici ottenuti hanno dimostrato l’efficacia dell’approccio nel nascondere le cellule al riconoscimento immunitario. Lo studio clinico ha evidenziato che, a 28 giorni dal trapianto intramuscolare delle isole pancreatiche, le cellule sono riuscite a persistere nel sito di trapianto e a produrre C-peptide, segno che erano attive e in grado di produrre insulina. I livelli di C-peptide sono aumentati significativamente durante il test di stimolo con pasto misto (MMTT), indicando che le cellule rispondono correttamente agli stimoli fisiologici. Le immagini di risonanza magnetica (MRI) hanno confermato la sopravvivenza delle cellule trapiantate.

Lorenzo Piemonti, Direttore del Diabetes Research Institute dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ha dichiarato: “Il risultato è una piacevolissima conferma di una serie di dati preclinici sviluppati nel recente passato. Al momento non è possibile sapere se questo approccio garantirà nel lungo periodo l’immunoprotezione, ma i risultati nei primi 28 giorni sono straordinari, considerando l’assenza di immunosoppressione. L’integrazione con altre innovazioni, come la produzione di cellule beta da staminali, rende il futuro del trattamento del diabete di tipo 1 ancora più promettente. La ricerca sta accelerando, e questi risultati sono un segnale importante di progressi significativi nella medicina del trapianto e nelle terapie cellulari. Speriamo di percorrere velocemente l’ulimo miglio che ci distanzia dalla cura”

Il protocollo UP421 è il primo studio clinico a dimostrare la sopravvivenza di un trapianto allogenico senza l’uso di immunosoppressori, aprendo nuove possibilità terapeutiche per il diabete di tipo 1 e altre malattie che richiedono il trapianto di cellule o tessuti. Se confermata l’efficacia a lungo termine e in maniera consitente su più soggetti, questa innovazione potrebbe ridurre significativamente il rischio di rigetto e rendere i trapianti cellulari una soluzione a lungo termine per il diabete di tipo 1, senza i problemi associati all’immunosoppressione cronica.